domenica, luglio 31, 2005

Che fare?

E' una vera tragedia.

Quando finisci gli esami, per i primi tre-quattro giorni è vero, ti senti un eroe, paghi da bere a mezza rubrica per festeggiare, tutti ti fanno i complimenti e guardi avanti. Ma poi, con il passare dei giorni, qualcosa cambia. Passi dalle 12-13 ore di studio al giorno della sessione, allo 0.

E' un passaggio molto brusco, non esente da effetti collaterali, come il non riuscire a dormire per eccessiva funzionalità del cervello (che non è stato "stancato" a dovere durante il giorno). Il secondo problema è occupare le giornate: per quanti passatempi o interessi si abbiano, le giornate sono sempre troppo lunghe, e bisogna reinventarsi ogni volta; uscire ogni sera è un dovere morale, più per fare qualcosa che per voler cambiare aria, e questo porta con sè inevitabilmente un'erosione dei propri risparmi.

Se poi ci mettiamo gli sguardi assassini di quelli che gli esami non li hanno ancora finiti, abbiamo completato il quadro; il mio consiglio è: ragazzi, tenetevi sempre 3-4 esami a settembre, così da non essere mai annoiati, essere sempre benvoluti, con il portafoglio più gonfio e sempre con la mente accesa ;)



Soundtrack: Veneto Dreams

domenica, luglio 24, 2005

Dov'è RUPERT? :(

Hey...qualcuno sa dove sia finito RUPERT??

E' da un pomeriggio di maggio che tutta la terza fila non lo rivede...c'è chi dice di averlo visto sui colli euganei a creare piantine della fauna boschiva, c'è chi l'ha visto a costruire una pista ciclabile sulle rotaie del metrobus, chi dice fosse andato sull'everest per mettere un po' di ghiaccio sulla coca cola, e chi giura di averlo visto a combattere i narcotrafficanti di Bogotà, vestito da SupeRupert; testimoni attendibili affermano che fosse in afghanistan, vestito da mujaeddin a distruggere alcuni pozzi di petrolio, altri lo hanno avuto in visione in india durante una visita al tempio, o altre fonti lo scommettono in cina a comandare il sindacato dei lavoratori sottopagati.

E voi, avete idea di dove si trovi il mitico RUPERT?

sabato, luglio 23, 2005

Minority Report


Minority Report, tratto da un'opera di Philip Kindred Dick, ci propone un prossimo futuro sospeso tra utopia e incubo, un mondo disumanizzato ed iper-tecnologico, perfetto ed esemplare per molti, angosciante ed asfissiante per altri, dove c'è chi riesce a prevedere il futuro arrogandosi il diritto di giudicare e punire gli uomini ancor prima che commettano dei crimini, nonostante spesso si tratti di precognizioni limitate che non tengono in considerazione i "rapporti di minoranza" (da qui il titolo del film) e ignorano completamente il libero arbitrio e la possibilità di scelta dell'uomo, creatura divina le cui azioni vengono sminuite alle funzionalità e ai meccanismi di un automa.

Praticamente, quello che è successo ieri a Londra, alcuni agenti di polizia in abiti civili intimano l'alt ad un sospetto, è un asiatico, indossa una felpa (indumento bizzarro se portato in luglio, probabilmente sotto quell'indumento, gli agenti ritengono possa avere dell'espolosivo) il tizio non si ferma (perché mai uno dovrebbe fermarsi, se chi ti intima l'alt è in abiti civili?!) continua per la sua strada, scavalca la biglietteria della metro, gli agenti lo inseguono, il tizio corre, inciampa, finisce a terra, due agenti gli sono addosso, lo bloccano, un terzo apre il fuoco, ben cinque colpi diretti alla testa.
Il tizio giace morto in una pozza di sangue.
"Giustizia è fatta" pensano i tre agenti, solo pochi minuti più tardi scopriranno di aver commesso un errore.

Che ci crediate o no, lo scenario ipotizzato da Philip Kindred Dick sta diventando una triste realtà, del resto viviamo nell'epoca della "guerra preventiva", l'unica differenza rilevante è che i nostri pre-cognitori si chiamano servizi di intelligence e non basano le loro previsioni su assurde visioni oniriche, ma su un diffuso e capillare strumento di controllo della nostra vita privata, infatti grazie all'approvazione del pacchetto Pisanu, viene esteso a 6 anni la conservazione dei tabulati telefonici, inoltre per la prima volta in Italia viene imposta ai provider la conservazione, per 2 anni, del traffico internet dei propri utenti, comprese le e-mail.
Ed è solo l'inizio, infatti viene anche introdotto il prelievo forzoso di capelli o saliva per identificazione attraverso il DNA (non bastava il database delle impronte digitali)
L'aspetto più comico dell'intera vicenda è che tutte queste belle iniziative partono da uno schieramento politico che va sotto il nome di "casa delle libertà" mai nome fu più congeniale...

In attesa che venga instaurata anche la legge marziale,
Un saluto,

Ciao Beppe

Soundtrack: The Killers, Hot Fuss

venerdì, luglio 22, 2005

...troppo bella...

Da uno scambio di SMS:


B: Che freddo .. E c'è anche il diluvio, sono tutta bagnata ..

C: E' lo scotto da pagare per il pacco di martedì sera, probabilmente.

B: Sì ma intanto fa freddo .. e non ho niente da mettermi addosso. :(

C: Povera bestiola... aspetta che chiamo il wwf.

(dopo 5 minuti)

B: Allora cosa dicono quelli del wwf?

C: Hanno detto di rivolgersi a Greenpeace, che loro non trattano le balene.


Ed interrompiamo qui la sequenza dei messaggi, per rispetto della pubblica morale... :)

giovedì, luglio 21, 2005

Il Gatto e il Topo (2)

Cortelazzo sembra essere giunto a un compromesso, inviando i risultati del laboratorio all'email degli studenti, tuttavia ribadisce che le informazioni per le registrazioni non saranno esposte su internet, ma solo sul bollettino ufficiale del Maldura.
Nella mail inviata, ha avuto il buon gusto di aggiungere anche "Ringrazi per questo i Suoi educati compagni.", confermando l'ignobile generalizzazione perpetrata inizialmente.

Non è accettabile venire discriminati e penalizzati tutti per colpa di un idiota, di cui neppure si conosce il nome. Non è questa la strada da seguire. E' oltretutto anti-comunicativa, poichè rifiuta l'utilissimo apporto delle nuove tecnologie, proprio da chi dovrebbe farsene promotore, in un Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione. Se poi vogliamo, considerando la carta una malvagia diavoleria del progresso scientifico, consiglierei di comunicare direttamente voti e informazioni a voce durante l'orario di ricevimento, senza appenderle nelle bacheche del Maldura.

Non ci resta che sperare in un ulteriore ravvedimento del nostro Presidente, fiduciosi in un suo ripensamento in senso democratico.

mercoledì, luglio 20, 2005

Il Gatto e il Topo

"A causa di un ignobile abuso della mia posta elettronica, si è rotto il rapporto di lealtà con gli studenti, che prevedeva anche l'invio di informazioni per mail. Pertanto, a meno che non riceva le scuse dell'indegno mittente della turpe missiva, tutte le informazioni relative all'esito dell'esame non verranno date attraverso il web, ma verranno diffuse alla maniera tradizionale, cioè verranno affisse all'albo del Dipartimento di Romanistica."

Con queste parole (http://www.lettere.unipd.it/bollettino/pub/appello_view.php?id=13839&v=S), il nostro Presidente di Corso di Laurea si rifiuta di pubblicare online i risultati del primo appello dell'esame di Videoscrittura in Lingua Italiana.

Pur avendo il dott. Cortelazzo tutta la mia solidarietà, mi siano permesse alcune considerazioni.

1) Non si è rotto alcun "rapporto di lealtà con gli studenti". La "turpe missiva" ricevuta dal dott. Cortelazzo non era inviata da "gli studenti", bensì da un idiota che sarebbe offensivo nei nostri confronti giudicare rappresentativo della comunità studentesca.

2) La mancata pubblicazione dei voti sul web comporta un grande svantaggio agli studenti degni di questo nome, che devono commissionare la consultazione a qualcuno, o nel peggiore dei casi percorrere decine di chilometri per esserne a conoscenza; in ogni caso, ciò comporta svantaggi assolutamente inaccettabili per il solo gesto di un singolo.

3) La pubblicazione dei risultati nella forma cartacea non risolverà l'incresciosa situazione, e non avrà nemmeno il valore di spingere il colpevole all'ammissione di colpa: questo perchè in realtà nessuno conosce l'autore del gesto se non l'autore stesso (vista l'ovvia assenza di testimoni); è quindi un provvedimento inadeguato e strumentale.

4) La reazione del Presidente del Corso di Laurea è eccessiva: da uomo di cultura quale è, dovrebbe ben sapere che la stupidità umana è forse l'unica manifestazione fenomenologica infinita, e per ciò dovrebbe evitare di spendere il suo tempo e le sue energie con simili sbagli del genere umano.

5) Simili reazioni a tali atteggiamenti non possono che fare il gioco dell'idiota che si è reso colpevole di un'azione tanto stupida: quanti, domani, spinti da spirito di emulazione o magari dall'astio per un esame malriuscito, non invieranno mail simili per il puro gusto di far danno alla collettività, sapendo in una reazione così ampia?

6) L'Università degli Studi di Padova annovera tra i migliori docenti italiani in tecnologie informatiche: invece di creare disagio per tutti noi, sarebbe conveniente si rivolgesse a chi di competenza per poter rintracciare (ed adottare nei suoi confronti gli opportuni provvedimenti disciplinari) l'autore dell'insano gesto.

lunedì, luglio 18, 2005

Luglio

Luglio
Ebbene, vi è un abisso tra la vacanza liceale e quella universitaria. La vacanza liceale è un abisso, un vero e proprio buco nero che ti fa ritrovare dopo tre mesi e mezzo con aspetti completamente diversi. Pettinature opposte, abbronzature, sbalzi di centimetri in altezza, la stessa voce e le stesse idee cambiano. Le vacanze universitarie invece, non esistono. Fino a fine luglio ti sbatti la testa in esami, agosto sicuramente volerà e settembre sarà la solita carneficina di esami. Eppure, questo luglio, mi lascia un forte amaro in bocca. Il giugno del mio liceo erano quindici-venti giorni di zucchero puro. La sagra, il sapere di avere tre mesi di vuoto davanti, come se per tutta la vita non si sarebbero più avute preoccupazioni. Il mio primo giugno universitario è stato una continua girandola di voti, iscrizioni ad esami, studiacchiate, riunioni di azione cattolica. E poi luglio. Una data. Due esami in un giorno. Poi il nulla. Ci si butta, si studia come ossessi, mentre il fratellino scemo gioca con la playstation. Ed ecco la data. Puf. Un lampo, e tutto finito. Non me ne sono accorto. Prima la fine della scuola era lenta, un mese, due mesi di fine. Già ad aprile si cominciava a rallentare, maggio, un piccolo sprint in qualche materia, e giugno, con le tartine, il vino, il salame a scuola ed i gavettoni. Quest'anno, invece, l'apice della fatica è stato raggiunto alla fine. Quindi... che dire? Non me ne sono proprio accorto. Non riesco ad accorgermi che è finita, sì, Kieriko!, è finita! Non ce la faccio. Quasi mi mancano le studiate, i libri da leggere, so che dovrò recuperare degli esami a settembre ma una parte di me dice di no, sono le ferie! Divertiti! Rilassati! Niente. L'adattamento non è il mio forte. Per nulla.

Musica e p2p

Il Divano d'Ivano
Rubrica periodica di cultura

Assistiamo quotidianamente a ondate di multe, proteste ed arresti nei confronti dei "pirati dell'mp3", rei di condividere musica illegalmente tramite i programmi p2p. Le major discografiche si riempiono la bocca di discorsi sulla "tutela dell'opera d'arte", mentre nascondono nell'altra mano i 10 euro netti che guadagnano dalla vendita di ogni CD (all'artista ne arrivano 1-2). Non casualmente, parlano come imprenditori con operai specializzati al loro servizio. Ed è proprio questo il punto.

Il discorso del "tutelare l'opera d'arte" varrebbe qualcosa nel caso ci fossero veramente delle opere d'arte da tutelare: ma nell'industria culturale odierna non si va per bravura, ma mazzette o conoscenze, raccomandazioni.

Che ci sia davanti un gruppo o un altro, al giorno d'oggi non fa alcuna differenza. Il livello degli ascoltatori è basso, cercano la canzone che non fa pensare tanto per tener occupate le orecchie. Nessuno li biasima, ma che non li chiamino "artisti" nè che guadagnino miliardi ingiustamente. Se gli "artisti" delle major fossero veramente tali e quindi non intercambiabili, vi sarebbe un trattamento molto più curato per essi, in quanto la migrazione degli stessi verso un'altra major porterebbe alla migrazione del pacchetto-affezionati; cosa che nella musica "usa e getta" non avviene, vista l'arbitrarietà dell'abbinamento e la facilità di creazione della stessa.

Se la musica "cultural industry" fosse davvero free vi sarebbe una gara alla qualità, poichè è risaputo ormai che musica di questo tipo si riesce a fare con pochi soldi e poche idee; ciò costringerebbe gli artisti ad innovare, per poter essere distinti dalla massa: perchè ciò? Perchè una volta avvenuta la liberalizzazione del registrato, sarebbe l'era del live assoluto, con tour ovunque, magari anche a prezzi migliori, vista la maggiore frequenza.

Questo porterebbe ad una maggiore innovazione, perchè uno non va ad ascoltare "Yeah" ad un concerto. L'unico ambiente in cui la musica dovrebbe essere a pagamento, è negli esercizi commerciali, in quanto se uno realizza guadagno partendo da un prodotto fornito gratuitamente, è equo che divida i proventi con chi ha fornito il prodotto.

Il fatto poi di essere slegato dalle logiche economiche di produzione permetterà all'artista di essere assolutamente libero nella creazione, senza essere costretto ad ascoltare il produttore grassone che vuole ora la canzone "commerciale", ora la canzone "romantica"; questo si tradurrebbe probabilmente in una trasformazione del prodotto musicale da "industria culturale" a "cultura", almeno per una parte di esso.

LAIF oh LAIF ohh LAAAAIF oh LAIF

Vi scrivo dal Laif, mentre sostengo l'esamino di videoscrittura. Non so cosa scrivere. Meglio tornare all'esame... Ciauz!

Buonanotte, buonanotte, fiorellino.

Ti guardavo nella brosema del mattino, incantato da quel pensiero gentile, mentre aprivi piano i petali per strappare un altro raggio al grande cerchio di polenta che sta in cielo. Ho continuato a pensarti per molta parte della giornata, mi ricordavi Lei, i vostri sorrisi sono uguali. Piccolo, coraggioso nel gambetto verde, ogni giorno fai un passo in più, vuoi scoprire il prato che hai attorno, ti senti in soggezione da quei grandi alberi secolari poco distanti, che qualche volta quando hai fame ti danno una mano, così come nonnismo al positivo. E cresci, cresci un poco ogni giorno, e di notte ti riposi parlando con le stelline, di sogni, d'affetto e di tutte le cose che hanno visto, e che ti raccontano. Rimani stupito a parlare con loro, pensi a cosa voglia dire poter vedere tutto l'universo, da così in alto. E cresci ancora, diventi alto, bello, i tuoi petali sono i più lucenti di tutto il prato, così lucidi nelle loro risonanze viola che hai costruito piano piano. Gli altri fiorellini e i ciuffi d'erba che ti hanno visto crescere ti danno la mano, e ogni giorno giocate al girotondo. E pensi che è bello essere un fiore, il fiore più bello. Fino a che un giorno una sciocca signora, nel suo ottuso buonismo mona, ti raccoglie per agghindarti ridicolamente nel suo vestitino borghese. Piangi, la sua cattiveria è pari a strappare gli occhi azzurri di un angelo da un mosaico, vorresti diventare allora il fiore più brutto per tornare almeno a terra e salutare i tuoi amici fiorellini e fili d'erba, e invece senti solo una grande stanchezza, che neanche ti accorgi di essere sbocciato su una nuvola, il più bello dei fiori ancora, a sorridere senza più sciocche signore in giro. E mentre la realtà scivola via, ancora buona notte, fiorellino.

mercoledì, luglio 13, 2005

Fenomenologia dell'Esame Universitario

Non è mai facile fare il grande passo. Rimani giorni a rimandare, aspetti e ti dici "massì", trovi ogni scusa possibile, ma alla fine ti iscrivi alla lista. Più si avvicina il giorno, più capisci che le cose si mettono male; le ore di studio sono inversamente proporzionali al tempo che manca, e la rabbia cresce lenta ma inesorabile oltre il livello di guardia. E sì che non è il primo, altri ne hai fatti e altri ne farai, ma non è possibile abituarsi.

Il giorno prima lo passi con tutti i libri sparsi sulla scrivania ed aperti contemporaneamente, mordendo appena un argomento e passando subito avanti, colto da un'amnesia assolutamente fuori luogo, in momenti come questi. Provi a ripercorrere gli argomenti velocemente in testa, ti trovi in difficoltà: torni quindi a rileggerli sugli appunti, sugli schemi, sulle sottolineature. Ad un certo punto, crolli dalla stanchezza e vai a letto. Ma non riesci a dormire. Una nebulosa di stelle si muove piano nella tua testa, chiudendo gli occhi vedi questi puntini luminosi che danzano assieme in maniera graziosa, non riesci ad afferrarli ma ti consola sapere che sono i concetti che hai studiato che si riorganizzano un po' alla volta.

Il giorno dell'esame, ti svegli sempre almeno un'ora prima. La sveglia è all'orario giusto, ma anche un grillo che chiude le palpebre ti potrebbe svegliare, nella tensione che hai accumulato nei giorni precedenti. Ti svegli e prendi in mano il quaderno, lo guardi e lo allontani nauseato. Aspetti perdendo tempo, poi ti dirigi nel luogo deputato allo svolgimento dell'esame.

Quando devi sostenere un esame, esci dalla realtà. Il tempo scorre in maniera diversa, gli stimoli fisici non ti toccano (è raro avere seriamente fame o sete), ed il tuo cervello funziona in funziona della materia che stai per affrontare. Non esiste altro.

Quando entri nell'aula, sei solo. Sei tu, lo studente, con tutte le tue paure, i tuoi sogni, le tue convinzioni, la tua conoscenza, contro di lui, il docente, che ti osserva come fa chi non ti conosce dal di là della cattedra, spazio molto più esteso del metro di legno che vi separa. Il docente, all'esame, è un nemico: come tale, devi riuscire a sconfiggerlo. Devi trovare il modo di vincere, di rubargli il voto più alto, di convincerlo di aver studiato, che tu l'abbia fatto o no. E' una negoziazione, l'esame. A seconda di quanto entri nella sua stima dalla tua maniera di parlare, di porti, di spiegare i concetti, di rispondere puntualmente, la stima del docente cambia, in quei pochi minuti, mentre parli. Si costruisce un'immagine di te, falsa e parziale, derivante da come e cosa dici.

Come in ogni conflitto, vi è sempre un vincitore: si è vincitori non quando si prende un voto alto, bensì quando si prende un voto almeno pari a quanto si meriterebbe; se uno prende un voto inferiore, ha perso. Le cause? Aver parlato male, essersi confuso, aver studiato le cose sbagliate, o tutto assieme. Rimane il fatto però che quando vinci, non ce n'è per nessuno. E' un'affermazione della propria fatica, del proprio desiderio di cultura, un piccolo riconoscimento sociale.

Quando esci dall'aula, ti crollano addosso tutti gli stimoli sospesi precedentemente: senti il sopraggiungere della crisi ipoglicemica e della disidratazione, gli occhi tendono a chiudersi e ti senti pesante. L'unica cosa che ti fa avanzare è la soddisfazione, ed allora anche la stanchezza, la fame e la sete non hanno più nessuna importanza.

Torni a casa, e quasi ridendo prendi i libri che fino a poche ore prima erano la tua bibbia, e li metti in disparte, se non per sempre almeno per un lungo periodo. Poi ti volti e vedi fuori dalla finestra il cielo, azzurro denso: anche per questa volta, è finita.

domenica, luglio 10, 2005

Catto-cool

Catto-cool
Catto: Perché siamo cattolici apostolici romani, crediamo in Gesù Cristo e sappiamo che è lui il Salvatore Cool : Perché siamo dei fighi, non ci facciamo mai mettere i piedi in testa e facciamo casino.
Siamo la generazione di quelli che si fanno il culo in parrocchia, che aiutano i più piccoli, che fanno delbene ai poveri, che lottano per un mondo più giusto, per le missioni ed il bene del terzo mondo, che commettiamo qualche peccato ma sappiamo di compierlo e non lo portiamo a modello. Siamo dei fighi, perché il mondo ci giudica sfigati, imbecilli, gente che non si diverte, gente che perde tempo dietro ai preti ed a battersi il petto. Ma noi sappiamo che non è così. Sappiamo la bellezza che c'è in un ragazzino che ti ringrazia dopo un anno di catechismo, nel sorriso di un anziana paraplegica tedesca che a Lourdes ti ringrazia per un singolo gesto di aiuto e di amore, nel batterci la testa nella preparazione di un camposcuola che ti fa fare le quattro di notte attorno a un tavolo, nel sapere che in quel piccolo pezzettino di pane c'è il capo dell'universo, anzi, che quel piccolo pezzettino di pane è il centro dell'universo, che viene da te perchè ti ama, al punto di morire. Siamo proprio dei fighi, perché comunque ci divertiamo. Andiamo in discoteca, andiamo nei bar, riusciamo a divertirci perfino nei luoghi sacri, nei centri di aggregazione. Siamo veramente fighissimi. Andiamo all'estero, prendiamo la chitarra e cantiamo a squarciagola canzoni che parlano di Gesù o di quattro amici al bar, per poi passare all'inno di mameli, e non ci vergognamo. E lì in mezzo arrivano preti, stranieri, ragazzi, gente, curiosi. E lì in mezzo, viene Dio. Viene Dio, dolcissimo, splendido senso ti tutto, serenità nella tempesta. Perché gli altri pensano che per noi Dio è chiuso tra i polverosi palazzi vaticani. No. La chiesa non sono i palazzi vaticani, nelle cause di tribunale, nei miliardi delle banche svizzere. La chiesa è quel cerchio attorno a quella chitarra, è lo spirito dei religiosi, la tenacia dei cardinali, la pazienza e l'amore dei genitori, la speranza dei giovani, le idee dei teologi e le preghiere delle anziane. Noi siamo i più fighi di tutti. Perché siamo la Chiesa. Perché Dio ci ama.

...doremidoreeee...

Eccoci qui, a vent'anni a guardare le stelle, distesi su di un prato fresco, a parlare del futuro,

eccoci qui, dopo una serata insieme, tornare a casa con un po' più di riconoscenza l'uno per l'altro,

eccoci qui, talvolta più attaccati alle note che alle persone, convinti che l'unica cura per l'odio sia la bellezza,

eccoci qui, stanchi ma presenti, qualcuno sta male ma il grosso c'è e si va avanti,

eccoci qui, mai stanchi di pensare e di credere che tutto questo si può migliorare senza distruggerlo,

eccoci qui, a lavorare per costruire un futuro,

eccoci qui, con le dita forse un po' fredde ma pronte a stupirci ancora,

eccoci qui, diversi ma uniti da qualcosa che non riusciamo a definire,

eccoci qui, a cercare un senso,

eccoci qui, a vederci fra trent'anni sempre meglio di ciò che sarà,

eccoci qui, a passare giornate intere a studiare, per non sprecare le nostre intelligenze di cui non abbiamo alcun merito,

eccoci qui, a sorriderci,

eccoci qui, noi giovani.

venerdì, luglio 08, 2005

Alla tomba dei Re Magi...

Dopo aver terminato la sessione di esami ( ok, mi manca videoscrittura, macchissene ) con un misero 28 in italiano ( volevo di più, sigh - se callegaro ha preso trenta e lode, io volevo trentacinque ), mi accorgo, mentre mi distruggo di riunioni per camposcuola con animatrici rabbiose ed animatori maschi loro prede di centinaia di sfuriate, che tra poco più di un mese mi ritroverò nel paese di Wagner e del nostro collega sociolinguista Otto Von Bismarck per la ventesima giornata mondiale della gioventù.Roma mi era stata negata per via dei miei quattordici anni, Toronto per via delle mie poche finanze e della mia irrazionale paura di volare, insomma, per Colonia, economicamente raggiungibile ( unica vancanza dell'anno ) e raggiungibile tramite autobus ( o autobusone, per dirla alla spagnola ), non avevo scuse. Dopo Lourdes e Santiago, due esperienze provanti fisicamente e mentalmente, ecco una prova di fede relativamente facile. Seduti, con milioni di ragazzi, catto-cool come me, catto-giulianoferrara alla Callegaro, catto-nonpraticanti in cerca di fede e di belle ragazze, cattolici, protestanti, luterani, maschi, femmine, ragazzini, giovani, giovani coppie cinquantenni che si sono conosciuti alla prima giornata mondiale della gioventù e continuano a credersi giovani, pretini, suorine, casti, puri, trombatori di professione, comunisti, fascisti, clericali marci come me o per una chiesa laicista... Insomma, ci saremo tutti. Ed è questo che rende diversa questa esperienza da un'adorazione notturna nella grotta di Lourdes o giornate e giornate di cammino in solitaria a Santiago De Compostela. Lì, a Colonia, ci saremo tutti. Diversissimi. Eppure saremo accomunati da un amore, grande o piccolo, in crescita od in disillusione, per Gesù Cristo. Lì, tra canti di Spoladore, gare di birra ( ho deciso che sul suolo tedesco berrò solo birra, niente acqua ), gare a "Il mio paese ce l'ha più lungo del tuo", avremo il tempo per accorgerci che non possiamo rimanere da soli, che abbiamo bisogno degli altri. E che quando lasceremo Cattolik-town e le tombe dei Re Magi ( morti, di dice, per una indigestione di caramelle durante un rave party al polo nord ), dovremo dare la nostra gioia a tutti, stringendo le mani di tutti e divertendoci con tutti, rimanendo però amici di Gesù Cristo e non rinnegandolo mai.
P.S.Se passo sociolinguistica, offro da bere a tutti. In mensa.

mercoledì, luglio 06, 2005

Un inestricabile groviglio di terze maggiori.

"Nella navicella spaziale, io, capitano, con il berretto sulla fronte scruto l'universo dal vetro della carlinga, mentre tutto l'equipaggio dorme. Le sole luci sono i led rossi del quadro comandi e le stelle tutto intorno, nella quiete immobile dell'universo che vibra. Pensieri su Dio affiorano nella mia mente, come una scintilla di trascendenza regalata in silenzio alle nostre anime"


Da consumarsi preferibilmente ascoltando ciò.

domenica, luglio 03, 2005

Mettiamoci lo stile.

http://www.impegnoreferendum.it/NR/rdonlyres/B7EDD51C-F0E9-4AE9-82B2-2FF37ABFB8CC/0/1206VIT4.pdf

Al posto della vignetta del vernacoliere, suggerisco le vignette di granz uscite sull'avvenire, con protagonista Stamy, piccola cellula staminale embrionale che parla e pensa, nonostante venga reificata dalla società "civile".

Dedicata al Kieriko!!!

Muuuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!