martedì, agosto 29, 2006

L'unico Dylan buono è quello di Beverly Hills.


A volte anche gli zombie ritornano dal passato: in un attimo scoperchiano la tomba e, vermosi e maleodoranti, infestano la terra alla ricerca di carne fresca di cui nutrirsi. Nell'ultimo numero di Rolling Stone troviamo un'interessante intervista a Bob Dylan, che tra le righe dichiara il seguente Verbo:

"La tecnologia digitale ha fatto catastrofi, da vent'anni a questa parte non c'è un album che suoni decentemente, anche i suoi in studio dal vivo hanno tutto un altro suono, poi tutto l'appiccicattaca e alchimie elettroniche varie edulcora e falsa anche le sue migliori e più ispirate idee.
Meglio anni luce la poesia sonora che un tempo si riusciva ad ottenere voce armonica e bocca e una sana incisione (letteralmente) analogica."



Che dire?

Con questa uscita Dylan dimostra ancora una volta di essere un babbeo, un dinosauro rimasto agli anni '60 come testa e musica, che non riesce a comprendere le nuove potenzialità della musica contemporanea nè tantomeno a far fruttare nuove idee.

La sfortuna di Dylan è stata quella di non morire negli anni '70, diventando un mito "assoluto"; il sopravvivere ha messo in luce tutta la sua limitatezza ad un periodo storico (e ad un contesto socio-culturale) dal quale non riesce a schiodarsi nemmeno 30 anni più tardi.

Cosa ha fatto Dylan con le nuove tecnologie che tanto le disprezza? Ha composto un album dance? Ha usato i synth più alla moda nelle sue composizioni in maniera originale? Il fatto è che non è proprio in grado di usare creativamente le novità sonore e tecnologiche odierne, e questo gli rode.

Dylan è come il signore che, nel Candido di Voltaire, diceva male di tutte le tragedie perchè lui non era in grado di scriverne. Dylan si rende conto di essere vecchio, e di non essere riuscito a stare al passo con i tempi, e allora non fa altro che gettare fango su quanto non riesce a fare, per mettersi in pace con la coscienza.

E' ovvio poi che la musica digitale moderna non è la perfezione, ma allora perchè non torniamo ad usare i cavalli invece delle automobili? Ancora una volta posso dire che, per quanto mi riguarda, Dylan può tornarsene nel sarcofago in cui si è murato più o meno 30 anni fa, cristallizzandosi nell'ombra di quello che era stato nei 60's.

domenica, agosto 20, 2006

Non torno mia indrìo!

Dopo una settimana di fuoco a Barcelona, eccomi finalmente arrivato. Sistemato temporaneamente in un tugurio di fortuna fuori città, indebolito da tutte le malattie conosciute dalla medicina occidentale (a Ferragosto è sceso il diluvio universale) e provato dalla stanchezza della devastante vacanza, tento di rimettermi in sesto pianificando la conquista della Spagna passo per passo.

Sono finiti i bei tempi di "me mama" che preparava da mangiare, lavava i vestiti e faceva il letto alla mattina; come un guerriero nella foresta tropicale, il Callegaro si deve ora far strada da solo, machete nella destra e laptop nella sinistra, per evitare di soccombere di fronte ai nemici.

I nemici sono molteplici: l'ipoglicemia (fare la spesa è stato peggio che studiare tutto Empirismo Eretico di Pasolini), il soffocamento (ehm? cos'è questo elettrodomestico qui? ha per caso un oblò? Ohibò, che bellissimo ciò! lavatr...ehm? e a che serve?) e la lingua spagnola.

Quest'ultima in particolare mi sta dando parecchio filo da torcere; ho imparato una sola frase attualmente, ovvero "Con esta crìsis, me venderè hasta la sabàna!", scritta su un cartello nel bagno dell'appartamento, pronunciata da un fantasmino simpatico. Fortunatamente il mio inglese di livello asilo-prima elementare mi aiuta a districarmi nelle situazioni più difficili, anche se è ben poco parlato dagli addetti alle "informazioni" delle stazioni ferroviarie o del metro'.

Dispiacendo di certo i miei venticinque lettori, chiudo qui il post perchè mi chiamano dalla regia; ho appena barattato il lavaggio dei piatti odierno con la preparazione dei famosi Spaghetti Barilla per i compagni di stanza (sperando di non avvelenarli viste le mie indegne doti culinarie), e dato che qui gli orari non esistono metto subito su l'acqua ;)

Un saluto

martedì, agosto 01, 2006

La quiete prima della partenza.

Partire è un po' morire, ma non partire è marcire. Il rischio del provincialismo mentale è sempre in agguato, e talvolta è d'uopo allontanarlo cambiando modi, vita quotidiana e Stato.

Come alcuni sapranno, partirò tra pochi giorni per i miei 10 mesi di Erasmus in quel di Madrid, splendida capitale iberica che non manca di stupire il visitatore occasionale come il canuto storico a tutto avvezzo.

Le attese e le speranze per il viaggio sono, come sempre, alte; e nonostante le incognite da affrontare, sono convinto che ne valga la pena e che sarà una grande avventura.

Per gioco e per amore, continuerò ovviamente a scrivere e a scagliare palle di fuoco dall'ambone terzafilaro, mentre sarà più difficile -per ovvi motivi- trovarmi in giro per le aule universitarie patavine.

Per quanti vorranno partecipare, lancio un sondaggio: consigliatemi una cosa da portare con me in valigia per il soggiorno nella terra di Cortez (antico presidente di Scienze della Comunicazione ai tempi della colonizzazione del continente americano).


Buon Agosto a tutti!