mercoledì, dicembre 28, 2005

L'importanza di chiamarsi Di Canio

Esaminiamo bene la situazione.
Un giocatore di una squadra di calcio, dopo tre settimane di saluto romano, segno di disprezzo per la repubblica fondata sul sangue di vent'anni di fascismo e di lotta della resistenza, dopo aver ricevuto qualche parolina, si è beccato una giornata di squalifica.Un giocatore di hockey, che per la prima volta, in una partita, offende in quanto "negro" un giocatore di colore, viene immediatamente radiato a vita dalla nazionale ( di cui era pilastro ).
Sono rimasto interdetto. Intendiamoci. Sono contro il razzismo e so che l'unica mossa per estirparlo è picchiarlo duramente all'origine. Però... Mi sembra un po' troppo. Cose di questo genere avvengono sempre nel calcio ( vedi caso Zoro ) e vengono fatte sempre passare tranquillamente. E' ovvio quindi che il calcio è un privilegiato, o meglio, i suoi giocatori, in quanto semi-dei idolatrati dalle masse, possono essere considerati immuni ad ogni umana etica e comportamento. Un corridore di atletica, Andrea Longo, proveniente da Piove di Sacco, trovato positivo all'anti-doping dopoun'errata somministrazione i vitamine è stato punito con due anni di squalifica, saltando un'olimpiade nella quale avrebbe potuto dare una medaglia al nostro paese. Nel calcio, invece, giocatori ( e mi riferisco anche alla mia beneamata Juventus ) pompati come cavalli sono tornati dopo poche settimane sotto i riflettori degli stadi. E poi non lamentiamoci dei Signorini vari, che muoiono di malattie disastrose a poco più di quarant'anni. Non lamentiamoci se, considerando il calcio uno sport di serie A, e gli altri sport di serie B, immettiamo i nostri figli ad una cultura dell'illegalità e della cattiveria sportiva, che avviene già fra i bambini nelle società parrocchiali, dove genitori frustrati giocano a fare i Moggi e i Moratti, vendendo e comprando ragazzini di undici anni con il benestare delle famiglie che già si immaginano di campare con i mega-stipendi dei figli, futuri giocatori dell'Inter o del Milan. Non può essere che in un TG sportivo si parli per mezz'ora del solito calcio fatto di interviste e intervistine e solo cinque minuti per riportare la notizia che un nostro connazionale, Giorgio Rocca, sta per diventare il più grande sciatore di sempre. Combattiamo il razzismo, va bene. Ma non facciamolo solo negli sport minori. Proviamo a bastonare anche un Di Canio, una tifoseria, un presidente di società, se sgarrano. Pari regole per pari sport.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

A buon dire buon chierico, secondo tuo ragionamento, dovresti bastonare anche un giocatore di "Sinistra" come Lucarelli del Livorno o Zampagna del Messina, che abitualmente agitano i loro pugni chiusi dopo i gol. Oltre ai cosidetti "razzisti" dovresti bastonare anche chi canta in russo le canzoni di un porco come Stalin, massacratore di cento milioni di persone nella sua esecrabile vita, come in curva del Livorno. Tu ben dici che non ci sono sport di serie diverse, ma se è così, non ci sono all'interno di questi sport, nemmeno gesti politici accettabili che siano di destra o di sinistra. Non ci sono gesti di serie A o di serie B e il polverone mediatico sollevato su Paolino, che in squadra a amici di colore, e quindi è tutt'altro che razzista, dovrebbe farti pensare su come il mestiere del giornalista negli anni sia andata a pescare sul torbido e sempre solo sul politicamente corretto e sulla strada dell'omologazione a tutti i costi. Di Canio con tutta probabilità smetterà di fare il saluto romano, ma non smetterà di essere un simbolo della sua squadra e della sua città. E questo, a prescindere da quello che pensano i benpensanti e i lucidi idioti che stanno a giudicarlo.

9/1/06 10:57  

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