Piovego Redux
Ebbene sì.
Dopo mesi a forza di panini e tesori culinari dell'Onto, a causa del sovraffollamento marzoliano, la mensa Piovego rimaneva un lontano ricordo di un semestre primaverile sbiadito. Le pizze attese per quaranta minuti, le ragazze che filtravano la loro bellezza attraverso i raggi del sole, l'acqua con le pantegane che nuotavano facendo il morto ( e forse morte erano ). Ed ora, in una giornata di novembre con il clima natalizio, il fato ci aiutò a riavvicinarci ai ricordi di matricole: un disperato Zotti si rallegrava per la prossima installazione del proiettore ( vd. Last Lamp Standing ) ma si flagellava cantando salmi penitenziali per l'improvvisa rottura degli altoparlanti ( la cui sostituzione appare lontanissima data la loro appartenenza al corso di laurea di chimica ). Così, Lerio, Socio ed io ci ritrovammo, spinti dalle notizie e da un bisogno di ritorno alle origini, seduti in una sedia rialzata davanti ad un tavolo bianco. La fila fu lunga, ma fatta con gioia. Gli zainetti della gmg si contavano a decine, e finalmente pasti proteici privi di grassi ritornavano nei nostri palati universitari. A parte la cotoletta impanata "che ti odia" del Lerio e le patate "sbuderate" sempre del Lerio. Però, tornare in Aula A, facendo salticchiare un'arancia con la mano, memore di vecchi ricordi ed esperienze, memore della voce tuonante della Busà e dei cabaret istruttivi di Mastro Stella, punzecchiato da un vento freddo, mi fa capire che la vita va avanti, le situazioni si sistemano, il Piovego riapre.
2 Comments:
Ad ogni modo, era un filetto di platessa "più cattivo di Bin Laden"...
era platessa? sembrava una cotoletta. Robe da pazzi. Cmq, sono contento di avere preso lo spezzatino con riso e curry. Si va sempre sul sicuro.
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