Last lamp standing
C'era una volta un uomo. Era un omino di latta, di plastica e di vetro. Non molto atletico, per la verità, piuttosto un piccoletto, cicciotto, che ispirava simpatia al primo sguardo. Per uno strano scherzo della natura, era nato con un occhio solo, ma speciale: poteva vedere oltre gli altri uomini, poteva vedere oltre e portare quelle immagini a tutti.
Il piccolo omino era diligente negli studi: crebbe sereno tra le varie aule di scuola, andava daccordo con i compagni e la vita trascorreva serena. Un giorno di qualche anno fa, entrò all'Università di Padova, proprio a Scienze della Comunicazione; il corso gli piacque subito, ne fu entusiasta a tal punto che volle rimanere per molti anni, tanto l'appassionava.
Ogni giorno era presente a lezione, talvolta si assopiva per qualche minuto, ma la sua presenza era una certezza su cui contare. Non dava molti esami, per la verità, ma era ormai diventato un personaggio conosciuto e benvoluto da tutti, compagni di corso, studenti e professori, tanto da non pagare nemmeno più le tasse universitarie.
Il tempo passa per tutti, ahimè, e anche per il nostro omino il tempo passò inesorabile: con l'età iniziarono i primi acciacchi, che intristirono per primi i professori, sgomenti nel vederlo in quello stato e decisi ad aiutarlo: con cure amorevoli e pazienza, migliorava di tanto in tanto, donando la speranza che sarebbe rimasto al nostro fianco per molto tempo ancora.
Ma l'omino si intristiva sempre più: iniziò a bere e a condurre una vita sregolata, e l'infelice scelta gli fu fatale: dopo pochi mesi si ammalò di epatite, malattia che iniziò a manifestarsi vistosamente nel colorito giallo dell'occhio, provocando segni di disperazione tra gli studenti più affezionati e i docenti.
Determinato a non deluderli, l'omino di latta, plastica e vetro continuò a venire a lezione, ma tutti si accorgevano del suo peggioramento, lento ma inesorabile: non era più lo stesso, l'occhio era diventato oramai solo l'ombra di ciò che era anni prima, sembrava irriconoscibile. Non era più vigile e attento come un tempo, ma sempre chino sul legno del banco, con l'occhio spesso chiuso per la fatica; a volte non sembrava neanche rispondere agli stimoli, tanto grave era la sua situazione.
Un giorno vennero due dottori a visitarlo, e sancirono il verdetto: la sua era una malattia incurabile. Non c'era più posto per il povero vecchio omino in aula A, bisognava fare largo ai giovani, più prestanti e funzionali. Il povero vecchio omino non prese male la notizia, anzi sembrò tirare quasi un sospiro di sollievo quando lo sentì: finalmente, dopo tanti anni, il giusto riposo.
Il vecchio omino, ormai allo stadio terminale della sua malattia degenerativa, venne rimosso dall'aula A, che da molti anni era stata la sua casa, in una fredda mattina del mese di Novembre 2005. Alla cerimonia parteciparono le autorità del Corso di Laurea e molte centinaia di studenti, alcuni ormai laureati, grati al vecchio omino per il servigio reso alla causa.
Si dice che ora quell'omino vaghi felice tra le stelle, guardando l'infinito con il suo grande occhio in technicolor, o che stia riposando tranquillo in qualche luogo perduto. L'unica certezza che possiamo avere, è che stia meglio dov'è ora, la, nel paradiso dei proiettori.
2 Comments:
vecchio proiettore ci mancherai, anche se spegnendoti ogni 3 minuti ci facevi innervosire.
addio proiettore,ti voglio tanto bene, sei stato il mio punto di riferimento dal primo giorno in aula A.. mi mancherai . sigh sigh
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