sabato, giugno 04, 2005

Socci dixit

- di ANTONIO SOCCI -
Nel giugno del 2003, i Ds, il partito di Fassino, D'Alema, della Melandrie di Turci, emanò questa decisa direttiva in vista del referendumsull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: "Noi diamo una indicazionedi astensione attiva, consapevole, forte. Non è un modo ipocrita dinascondere differenze di posizione interne, non è alchimia politica dibassa lega, non è un modo per non scegliere, per neutralità oequidistanza, o per confondere le idee. E' un preciso modo di scegliere edi indicare una posizione. E' proprio per questo che nei referendumabrogativi di leggi vigenti è richiesto il superamento del quorum. Perevitare che si decida sulla base della prevalenza di indicazioni di votodi una minoranza della popolazione. Per consentire di esprimere unaprecisa scelta, una volta non condiviso il referendum... L'astensioneattiva è una espressione di voto, che evita il pronunciamento qualora siconsideri inadeguato o sbagliato sia il voto positivo che quellonegativo". Lo stesso segretario Fassino andava ripetendo: "Se un referendum èsbagliato non possiamo che augurarci il suo insuccesso e far mancare ilquorum". Dunque mi chiedo: perché oggi la stessa identica indicazione datadai movimenti cattolici e da vari laici, con l'approvazione dei vescovi,riguardo ai referendum sulla legge 40, è stata attaccata dai Ds, il 25febbraio scorso, come "equivoca"? Perché è stata fulminata come cinica,perché tutto il vasto schieramento di giornali e potentati (che non ebberonulla da ridire su quella scelta dei Ds) oggi tuonano che è immorale chequanti sono per la vita scelgano l'astensione attiva?Perché il costituzionalista diessino Augusto Barbera continua a ripetereche "non è lecito", quando era lecito ai Ds?La risposta è semplice: in questa Repubblica tutti i cittadini sonouguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Ciò che è consentito alPartito Unico del "politically correct", che ha il monopolio quasi totaledella stampa, è proibito agli altri (specialmente se cattolici). Anche Pannella - come ha ricordato ieri il Giornale - nel 1985 invitò a"disertare le urne" contro "un referendum ricattatorio, donrodrighesco esfascista". Ma se oggi sono i cattolici a disertare le urne egli tuona:"Scelta miseranda, vilmente simoniaca". Renato Farina ha ricordato anche l'"andate al mare" di Craxi per ilreferendum di Segni, segnalando che oggi Giuliano Amato, che fu il bracciodestro di Bettino, parla di astensionismo come "delitto" contro lademocrazia. Come se nella Costituzione fosse scritto che l'astensione èlecita solo quando è proposta dai Ds e dai radicali, ma è proibita a chidifende la vita. Così non siamo più patria del diritto, ma del rovescio. Non entro nel merito dei prossimi referendum (che secondo me sonospaventosi), ma della democrazia, del pluralismo dell'informazione, dellalibertà di parola e di opinione. Perché oltre alla criminalizzazione dell'astensionismo (altrui), oltrealla plumbea uniformità della stampa, che va dal Sole 24 Ore al Manifestofino alla tv, c'è pure l'idea che "gli altri", cioè quelli che difendonola legge 40, non abbiano diritto di parlare. Dacia Maraini sul Corriere della Sera è arrivata a scrivere: "Opporsi ache questa legge sia modificata credo sia il massimo della prepotenza".Di conseguenza si pretende di imbavagliare, con diversi pretesti, chi sioppone. Parla il cardinale Ruini e subito viene sepolto sotto una catervadi proteste. Eugenio Scalfari non si limita a denunciare il suo intervento come una"palese e macroscopica invasione di campo" (chissà perché Scalfari puòdire la sua e Camillo Ruini no). Il fondatore di Repubblica va oltre: "Sequesta interferenza fosse sollevata dinanzi a un giudice e da questirimessa al giudizio della Corte Costituzionale, penso che si farebbe cosabuona e giusta"Scalfari arriva perfino a confessare la sua nostalgia per il Concordatodel 1929, laddove Mussolini aveva "formulato il divieto a ogni sacerdote eorganizzazione religiosa di occuparsi di politica".A Scalfari non viene il dubbio che impedire ai cittadini di occuparsi dipolitica sia appunto il connotato delle dittature. Oltretutto Repubblicaha sempre puntato il dito sulla Chiesa e sui papi perché, a suo dire, nonprotestarono abbastanza contro il fascismo e il nazismo: dunque da un latosi applaude il fascismo che mise il bavaglio alla Chiesa, dall'altro sirimprovera alla Chiesa di non aver protestato abbastanza - per esempio -per le leggi razziali del 1938. Non è surreale? Del resto a costoro la Chiesa va benissimo quando - poniamo - protestacontro la guerra. In quel caso sì, può dire la sua su cose politiche, anzideve farlo. Se invece difende la vita umana applaudendo la legge 40,allorano. Va imbavagliata. Ma non solo la Chiesa. Pure Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini. I fulmini del Partito Unicosono piovuti anche su di loro: non possono parlare, si è detto, perchépresiedono le Camere. E che c'entra? Oscar Luigi Scalfaro, dal Quirinale, pontificava su tutto con gli applausidella Sinistra. Carlo Azeglio Ciampi è intervenuto, nei giorni scorsi, addirittura sulreferendum francese, per invitare gli elettori d'oltralpe a votare "sì" enessuno ha avuto da ridire, nessuno ha gridato all'interferenza. Ma Pera eCasini, no. Debbono tacere. Risulta che entrambi - come pure Camillo Ruini - siano cittadini italiani,risulta perfino che godano dei diritti politici e che ricevano a casa icertificati elettorali: ma su un tema di questo genere - su cui siesprimono legioni di comici e ballerine - loro non avrebbero diritto diparola perché stanno con Ruini. E non basta. L'ultima trovata deireferendari è quella di Marco Cappato contro i preti delle parrocchieitaliane: "Cercansi cattolici laici per passare alle denunce".
In sostanza si fa fantasiosamente appello a una legge che prevederebbefino a tre anni di carcere per imbavagliare i sacerdoti cattolici cheparlano del referendum (o per intimidirli pesantemente). L'idea - chedocumenta benissimo lo squisito liberalismo e tolleranza dei radicali - èstata considerata dai giuristi assurda. O - come ha detto il ministroGiovanardi - "una boiata pazzesca".Ma è stata rilanciata entusiasticamente dal quotidiano della Fiat, oggiaccanitamente anticattolico come Bertinotti. La Stampa, invece di interrogarsi sul fallimento dell'industria dell'auto,da due giorni amplifica la campagna di Cappato che prospetta la galera peri preti e per chi può rientrare nella generica categoria di "pubblicoufficiale". Ieri il quotidiano torinese ha intervistato il ministroGiovanardi ponendogli questa domanda: "Lo sa che a forza di andare intelevisione a far propaganda per l'astensione al referendum rischia fino atre anni di galera?»" Poi l'intervistatore ha ribadito che per "la legge",a suo dire, "i politici che incoraggiano gli elettori all'astensione sonopunibili con la reclusione fino a tre anni" (e naturalmente nessunosollevò il problema per gli astensionisti degli altri referendum).
Ovviamente questa storia è del tutto infondata, ma rivela l'istintoprofondo dei referendari che hanno dalla loro la quasi totalità dellastampa: imbavagliare chi ha un pensiero difforme e prospettare addiritturala galera per intimidire chi invita liberamente all'astensione. È unatrovata molto sbrigativa, ma anche coerente con il contenuto deireferendum: perché mai devono riconoscere i diritti degli altri, quandopossono spazzarli via imponendo le loro pretese?

4 Comments:

Blogger Beppe Dejan said...

A cosa è finalizzato questo copia / incolla (almeno potevi citare la fonte da cui l'hai estrapolato) ha rafforzare la tua convinzione sull'astensionismo o stai semplicemente proseguendo nella tua crociata "facciam fallire il referendum" che qualche parroco, o qualche ex-democristiamo, ti deve aver inculcato nella mente ???

Mi va bene il dibattito e il confronto, ma non mi sta bene questa inutile propaganda che stai portando avanti, specie se condotta su questo spazio che è "libero" siamo già al 4° - 5° post, sull'argomento...

Rispetta di più chi ti legge, e smettila di farti portavoce di una cusa persa in partenza, non siamo dei lobotomizzati, ognuno è in grado di prendere autonomamente la propria decisione sul referendum, sappiamo tutti che non andrai a votare e conosciamo le motivazioni della tua scelta, per quanto io non condivida la tua posizione, almeno la rispetto...

Tu fai altrettanto con chi la pensa diversamente da te...

Aggiungo un ultima cosa, davvero ti riconosci in quel che dice Antonio Socci???
Stai messo proprio male...

Ciao Beppe

4/6/05 11:45  
Blogger Unknown said...

eh sì.
Mi manca proprio la f**a.
La fonte è Il Giornale.

4/6/05 11:48  
Blogger I'd ask said...

Questa delle denuncie ai preti non la sapevo...si possono denunciare anche i Kierici? :))

4/6/05 12:49  
Anonymous Anonimo said...

Sul copia-incolla non ho molto da ridire (certo, potevi incollare qualcosa di meglio), ma darci una riletta e correggere qua e la errori di battitura e parole appiccicate non faceva male. Mi chiedo se Socci sappia di che parla. Le argomentazioni che porta sono più o meno quelle che in quarta elementare portavo io per promuovere l'allungamento dell'intervallo.

"E' proprio per questo che nei referendum abrogativi di leggi vigenti è richiesto il superamento del quorum. Perevitare che si decida sulla base della prevalenza di indicazioni di votodi una minoranza della popolazione. Per consentire di esprimere una precisa scelta, una volta non condiviso il referendum..."

se la maggioranza sta a casa a grattarsi la pancia si attacca al tram, direi. Che razza di discorsi sono, voglio proprio vedere se il referendum passa e gli astenuti hanno anche il coraggio di lamentarsi.
Bah.

4/6/05 20:32  

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