Ieri il «Corriere» ha superato il limite
Inventare le notizie, questo è davvero troppo.
Ghiotto, ghiottissimo scoop quello del Corriere della sera di ieri. Titolato addirittura in prima pagina: «E il cardinale confidò a Letta: guerra sui valori». Ghiottissimo, ma inventato. Sì, inventato di sana pianta. Incredibile, ma è così. Nella prima pagina del Corriere una notizia che non c'è. Una telefonata tra il presidente della Cei e il sotto-segretario alla Presidenza del Consiglio che alle 8 del mattino del lunedì si sarebbero sentiti per mettere a posto l'Italia. Una telefonata però che ovviamente non c'è mai stata, una bugia clamorosa, un'invenzione, speriamo non anche una cattiveria. L'importante era insistere, per altra via, sulle cose già malamente dette negli ultimi giorni: Ruini che s'impiccia, un governo prono, una Chiesa con lancia in resta. Doveva essere un colpaccio da far masticare amaro la concorrenza. La scoperta di una tessitura in corso volta a capire se Fini, dopo le esternazioni fatte in occasione del referendum e quelle recenti sui pacs, sia ancora recuperabile come candidato alla premiership. Un soffietto, questo articolo, per il traballante vice-presidente del Consiglio? Valli a capire, questi signori... En passant, però Ruini «avrebbe sussurrato: per difendere le nostre posizioni, siamo disposti a qualsiasi guerra». Il condizionale prudenziale non impedisce di far balzare la parola "guerra" addirittura nel virgolettato, e da qui al titolo. Guerra. Eccolo qua, il presidente della Cei, sempre pronto alla pugna, tanto da indurre questo commento: «Un lessico alla von Clausewitz, evocatore di strategie belliche, più che latore di evangelica disponibilità a porgere l'altra guancia». Chi conosce, anche solo superficialmente Ruini, sa che lui non parla così, lui non è così, e non può essere lui. Però intanto è lì, inchiodato nero su bianco alla pagina. Se la cosa non fosse maledettamente seria, ci sarebbe da scherzarci sopra. In fondo qualche mese fa un noto settimanale attribuiva al cardinale una smodata passione per i soldatini, descrivend o scenari grotteschi, con Ruini che sguinzaglia il segretario nei negozi di modellismo della capitale: cercami l'ussaro, stanami il dragone. Inutile ripetere che Ruini non possiede alcuna raccolta di soldatini. Che non ha mai avuto una simile passione. Ma tant'è. Come la telefonata con Letta, che non è mai avvenuta. Ieri mattina le smentite ufficiali, nette e inesorabili. Di quelle da far sbiancare qualsiasi cronista anche non in carriera. Asciutte le parole dell'Ufficio stampa Cei, con un unico commento: «È grave e deprecabile che su mezzi di così ampia diffusione si pubblichino articoli del tutto falsi e frutto di pura invenzione». Solo apparentemente più dolce, il dottor Letta, che tentava di immaginare come potesse essere accaduto il pasticcio: «Dispiace che persino una giornalista seria e scrupolosa come Maria Latella abbia finito per fare un passo falso, anche lei contagiata da questo clima forsennato di gossip e invenzioni... Evidentemente è caduta in una trappola. Qualcuno le ha raccontato: lei purtroppo ci ha creduto e l'ha raccontato a sua volta sul Corriere della sera». Ha creduto, e non ha fatto le dovute verifiche, che avrebbero salvaguardato anzitutto lei da un simile passo falso. Il problema infatti sta tutto qui: in prima pagina di un grande quotidiano figura con rimarchevole riquadro una notizia inesistente. Al che un qualsiasi lettore potrebbe chiedersi: e le altre erano vere? Va da sé che un quotidiano possa prendersi (nel senso che già se le prende) tante libertà. Può imbastire una campagna psudo-ideologica ai danni di un pontefice morto. Può, durante una campagna referendaria, sposare in maniera forsennata il sì non pubblicando in prima pagina alcun intervento a favore del no. Può intervistare vescovi in pensione per schierarli contro i vescovi in carica. Può scherzare con foto gustose. Può oscurare una posizione fino ad annullarla, o peggio a caricaturarla. Può imbastire sottili rappresaglie... Può, può... Sono comunque i lettori a dover gradi re e giudicare. Ma le invenzioni, a danno di chiunque, anche di persone serie, questo è decisamente troppo.
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A proposito di disinvoltura, ieri la Repubblica confrontava le retribuzioni medie di preti e vescovi con quelle di impiegati, metalmeccanici e commessi. A nessun lavoratore dipendente sfugge la differenza tra stipendio lordo e stipendio netto. Ecco, quello dei preti era lordo, quello degli altri netto. Peccato si siano dimenticati di scriverlo.
Umberto Folena, "Avvenire" di oggi.
3 Comments:
Sì beh, scrivere una falsità e poi smentirla, magari in un riquadretto nascosto in mezzo al giornale, non è che sia la stessa cosa di non scriverla...
Imparziale o no, resta la verità fattuale, che dimostra, come detto da Stella, che le notizie non sono quasi mai verificate, e che, aggiungo io, talvolta sembrano costruite appositamente per danneggiare "qualcuno".
Casomai la smentita è fatta per cercare di rimediare la figuraccia fatta ;)
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