Che bab...
La vita spesso riserva delle sorprese, è vero; ma sono sopratutto l'ignoranza e la stupidità delle persone ad offrire, talvolta, le situazioni più paradossali e ridanciane. Vi voglio raccontare una mia recentissima esperienza in tal senso.
L'altro giorno ero andato con un'amica a pattinare a Padova, passatempo sano, divertente ed economico; dopo 3 ore di giri, era prioritario trovare un punto di ristoro per ristabilire il corretto equilibrio calorico: la scelta eda caduta sul Kebab "Il Magico", Via CAVAZZANA, 14/16 - TEL. 049.8753966 con annessa pizzeria da asporto, appena dietro a Santa Giustina a 50 metri dal Prato della Valle. Non era la prima volta che ci andavo e di solito si era sempre mangiato bene e non c'erano mai stati problemi.
Entriamo, e scorgo a 4-5 metri di distanza sulla destra un cartello con degli "sconti per studenti", praticamente 50 centesimi sull'abbinata pizza+bibita o kebab+bibita. Avendo la mia accompagnatrice più voglia di pizza che di kebab, vado a controllare ed appunto scopro che c'era la possibilità di risparmiare 50 cent, per "Studenti" (che non saranno un tesoro però fanno sempre comodo anche fosse per un caffè alle macchinette).
Mi dirigo verso la cassa, nel frattempo liberatasi, ed ordino una diavola, una margherita e 2 coca cole, citando l'Ipse Dixit del manifestino appeso all'interno del locale, che mi dava per l'appunto diritto allo sconto di un euro in totale.
La cassiera cade dalle nuvole: inizialmente è sgomenta, non sa di cosa stia parlando e prova a chiedere ai colleghi che lavoravano lì dentro; le ripeto che era scritto lì, nel Testo Sacro a pochi metri, ed a quel punto esce dal bancone per dare un'occhiata. Dopo aver letto, mi dice "eh ma è solo da asporto", al che le rispondo "infatti, noi asportiamo fuori, non mangiamo qui" (anche perchè il locale sarebbe stato comunque angusto). In difficoltà, inventa poi che era uno sconto riservato agli studenti delle superiori che venivano alla mattina (?!), cosa non scritta da parte alcuna.
A quel punto inizio a scocciarmi: in quel locale è appeso un cartello che dà diritto a uno sconto, e lei non vuole concedermelo: mi tira fuori che il negozio è suo e fa quello che vuole (falso), che non perdo nessun diritto se non mi fa lo sconto (falso), che non è mica una cosa da codice penale l'appendere un cartello con scritto qualcosa (infatti, è il codice civile), che sono il primo che tira fuori questa storia (se gli altri dormono è colpa mia?), e varie altre idiozie prive di fondamento.
Dopo aver cercato di spiegarle i motivi che mi spingevano a ritenermi nella ragione, ho lasciato perdere ed ho dato quest'euro per evitare ulteriori discussioni che sarebbero state inutili, vista la capienza mentale del mio interlocutore.
Ora, vorrei considerare la questione da alcuni punti di vista.
Iniziamo con quello giuridico, proponendo alcuni estratti di articoli del Codice Civile riguardanti la questione:
"Art. 1321 Nozione
Il contratto è l'accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale.
Art. 1325 Indicazione dei requisiti
I requisiti del contratto sono:
1) l'accordo delle parti (1326 e seguenti, 1427);
2) la causa (1343 e seguenti);
3) l'oggetto (1346 e seguenti);
4) la forma, quando risulta che è prescritta dalla legge sotto pena di nullità (1350 e seguenti).
Art. 1326 Conclusione del contratto
Il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza dell'accettazione dell'altra parte (1335).
Art. 1336 Offerta al pubblico
L'offerta al pubblico, quando contiene gli estremi essenziali del contratto alla cui conclusione è diretta, vale come proposta, salvo che risulti diversamente dalle circostanze o dagli usi."
Da ciò ricaviamo che:
1) L'aver appeso il cartello nel locale equivale a "offerta al pubblico" considerata "proposta" nel contratto.
2) L'aver espresso la mia volontà equivale all'accettazione.
3) La sua risposta equivale all'avvenuta conoscenza della mia accettazione, quindi conclusione del contratto.
A quel punto sorge l'obbligazione contrattuale, che puntualmente non è stata adempiuta dalla cassiera.
Consideriamo poi l'aspetto sociologico:
Nel momento in cui la gentile signorina ha appeso il cartello con i prezzi, il cliente ritiene che questi siano tali: se non ci si può fidare della parola scritta, come possiamo affidarci alla sola parola del venditore? Se appendesse un cartello con scritto "Pizza gratis per tutti", e una volta entrato uno a mangiare dicesse "No, non è vero, ma questo è il mio negozio e posso fare quello che voglio", come andrebbe a finire? E se un giorno decidesse che sta guadagnando poco, e di aumentare di un euro tutti i prezzi senza scriverlo, sarebbe legittimo ciò? Non rischierebbe piuttosto percosse da individui ben meno ragionevoli di chi scrive? Non perderebbe stuoli di clienti, in questa assurda ed inspiegabile schizofrenia economica? Tutte le motivazioni additate da tale persona, collocata ben a sinistra della curva gaussiana del Q.I., sono pretestuose e prive di fondamento, sia razionale che legale: il fatto che nessuno avesse mai chiesto quell'offerta non significa che essa non fosse presente, il fatto che fosse scritto "studenti" non sottointendeva che si parlasse di studenti delle superiori, il fatto che avesse detto "ma è solo per asporto" testimonia la sua malafede nel trovare ogni scusa possibile per venire meno ai suoi obblighi contrattuali di cui prima si parlava.
Riguardo all'aspetto economico:
Possiamo considerare che davvero la cassiera non fosse a conoscenza del cartello; a parte che se uno non sa cos'ha nel suo negozio merita ben più di un euro di perdita di guadagno, cosa avrebbe fatto il commerciante sveglio? Avrebbe fatto finta di niente, avrebbe perso 1 (UN) euro di guadagno (se è vero che nessuno aveva mai chiesto quell'offerta, possiamo ritenere che nemmeno fino a fine turno nessuno l'avrebbe richiesta ancora) e a fine serata avrebbe rimosso il cartello galeotto. Così facendo avrebbe fatto bella figura, ci avrebbe guadagnato ugualmente e tutti sarebbero contenti.
Ed invece costei ha voluto, nella sua crassa e gretta ignoranza, guadagnare un euro perdendone a centinaia in futuro, poichè nè io nè quanti venivano a pattinare con me solitamente vi andranno più: le ho detto chiaramente in faccia, andando via, che non so se abbia fatto un bell'affare a perdere un cliente per guadagnare un euro.
Detto ciò, invito tutti voi a desistere dalla tentazione di portare altro cash nelle casse di questi venditori di fumo, e di diffondere le malefatte di questo esercizio pubblico, in armonia con lo spirito di internet, nella speranza che nessuno che si comporta male la passi liscia.
Si ringrazia il Dott. Marco Callegaro per la consulenza legale.
2 Comments:
Macchè magico! Consiglio il kebabbaro direttamente di fronte l'ingresso al collegio S.Giustina: cordialità, ottimi prezzi, kebab esorbitanti... .. vabbè, a parte qualche retata dei signori con le fiemme sul berreto ogni tanto..
Ma lei l'aranciata... L'aveva pagata?
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