martedì, maggio 24, 2005

De Referendum

Voglio rispondere a Beppe riguardo al discorso sulla legittimità costituzionale dell'Astensione come scelta referendaria, non tanto come discorso politico pro astensione o meno, ma solamente per amore di verità, convinto che una scelta, qualsiasi essa sia, possa essere più consapevole conoscendo a fondo tutte le possibilità offerte dalla legge.

Beppe, se tu conoscessi un attimo il diritto costituzionale capiresti che quello che hai scritto non ha attinenza: il referendum è uno strumento il cui scopo è evitare che il parlamento produca leggi contrarie al volere della maggioranza del popolo.

Questo può essere proposto con 500.000 firme verificate o da 5 consigli regionali: i quesiti su cui verte il referendum sono poi sottoposti all'esame di ammissibilità da parte della Corte di Cassazione.

Sono vietati i referendum in materia di leggi sulle imposte, bilancio dello stato, amnistia e indulto, trattati internazionali.

Lo strumento del raggiungimento del quorum è un doppio strumento di garanzia democratica, infatti in questa maniera:

1. Si evita che il giudizio della minoranza (ad esempio, il 30% degli aventi diritto, ma anche solo il 49%) condizioni la maggioranza, che magari non è andata a votare per disinteresse (e ciò manifesterebbe chiaramente che la legge formulata dal parlamento NON è contraria al volere del popolo) o per altri motivi.

2. Si evita che lo strumento referendario venga utilizzato anche in casi di non effettivo bisogno (bisogno rappresentato dal quorum dei votanti, che manifesta così l'importanza della questione).


Ora, differentemente dalle elezioni politiche e amministrative, il referendum prevede 3 possibilità: il Sì, il No e l'Astensione. Sono tutte e tre scelte legittime previste dal legislatore, con un vantaggio per la non-abrogazione delle leggi (dovuto ai disinteressati che non vanno comunque mai a votare).

Qual è infatti il motivo di questo vantaggio? Il fatto che la legge da abrogare sia una legge discussa ed approvata in un parlamento legittimo, eletto dal popolo.

Per garantire un effettivo potere al parlamento, non scavalcabile facilmente, il legislatore ha previsto il quorum cosìcchè il raggiungimento di questo testimoni un'effettiva necessità di abrogazione della legge, cosa che invece potrebbe essere solo il volere della minoranza (non tutti possono/vogliono sempre andare a votare, per qualsiasi motivo).

Scegliendo l'astensione, il cittadino compie di fatto una scelta di legittimazione dell'operato del Parlamento, giudicato più competente di sè stesso nella discussione e formulazione delle leggi: è dunque una manifestazione di fiducia ancora più forte del No, è un riconoscere "io, persona ignorante in questa materia, rimando a coloro che ho eletto per legiferare, competenti più di me in quanto provvisti di perizie, tecnici e strumenti in genere per me più difficilmente accessibili".

Una cosa che nessuno dice poi, riguardo all'astensione, è il mancato rimborso ai raccoglitori delle firme: nel caso si raggiungesse il quorum, indipendentemente dal risultato, i promotori verrebbero rimborsati dallo Stato Italiano in ragione di euro 500.000 (cinquecentomila) per ogni referendum raggiungente il quorum (per un totale di euro 2.000.000 nel caso che tutti e quattro i referendum attuali lo raggiungessero).

Inutile dire che, per una persona contraria all'abrogazione della legge (e quindi, dovendo scegliere tra il No e l'Astensione) sarebbe più sensato non votare, sperando che il quorum non venga raggiunto (=risultato identico alla prevalenza dei No) ed evitando simili sprechi di denaro pubblico (perchè altrimenti anche io propongo un referendum e mi intasco 500.000 euro...).

Concludendo, voglio ribadire che il sistema dell'astensione è stato consigliato da tutti gli schieramenti politici (tranne i Radicali) in varie occasioni, non ultima quella dei 7 referendum del 2000.

3 Comments:

Blogger Beppe Dejan said...

Egregio Profes...
Ops...
Avvocat...
Ops...
Volevo dire...

Caro Valerio,
che belle parole, grazie a te, finalmente anch'io, "conosco un attimo il diritto costituzionale" ma nonostante questo resto sempre della mia, ovvero preferisco assumermi personalmente, le mie "responsabilità civili" e non lascio che siano gli altri a decidere per me...

La partita preferisco giocarla, tu resta pure sugli spalti a guardare, poi qualsiasi sarà il risultato, almeno, non ti lamentare...

Ciao da Beppe "l'ignorante Paladino della Giustizia"

24/5/05 17:37  
Blogger I'd ask said...

Andrea, credo che dovresti documentarti un po' di più.

2000: Referendum sull'abolizione del sistema proporzionale, l'on. Bertinotti fece il diavolo a quattro per invitare al non-voto

2003: Referendum sull'articolo 18 per le piccole aziende, l'on. Fassino invitò gli italiani a non votare.

Devo continuare?




Il fatto poi dell'"ignavia" è un'idiozia, poichè le persone che si asterranno consapevolmente e volontariamente sono probabilmente ben informate riguardo ai temi, ma decidono di non votare così da usufruire del vantaggio-quorum fornito dal legislatore quasi 60 anni fa, nella Costituzione.


Poi riguardo al "delegare una persona a decidere per me", mi sono messo nei panni di uno che fosse ignorante in materia: personalmente mi sono documentato al riguardo, però non puoi assumere che tutti l'abbiano fatto. Così come se devo fare un impianto elettrico chiamo un elettricista (e non mi metto a studiare libri di elettrotecnica, comprare i pezzi, ecc), delego il parlamento a fare al parlamento il suo lavoro...mi sembra molto chiaro.

24/5/05 18:22  
Anonymous Anonimo said...

personalmente..ebbene si..credo che andrò a votare NO... mi hanno rotto l'anima in molti xke non andassi a votare ma credo ke sarebbe uno sputo in faccia ai miei diritti nn esercitare il diritto di voto.. sono contro comunque ai quesiti del referendum..se si continua cosi ci sarà la razza ariana come voleva hitler.. mejo di no!
_tau_

26/5/05 19:03  

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