mercoledì, luglio 12, 2006

Massaie di tutto il mondo, unitevi!


Oggi sono stato a fare la spesa. Per la prima volta. Da solo. Sono rimasto basito, costernato e sgomento per la vergogna dei prezzi finali al consumatore. Non credevo che lo sfruttamento capitalistico e la presunzione di valore del "valore aggiunto" potessero arrivare a livelli simili.

Quello che più mi fa male, è il costo di frutta e verdura. Colpire questi prodotti significa minare alla base la possibilità di un'alimentazione completa e salutare, specialmente per le famiglie con minori possibilità economiche, già tendenzialmente orientate ad un'alimentazione grassa e sovente iperproteica.

La sperequazione tra il prezzo pagato al contadino e quello imposto al consumatore è enorme. Quasi tutta la differenza va nelle tasche di qualche grassone, che, forte del suo potere di stabilire il prezzo di vendita, non esita a gonfiare smisuratamente il rincaro.

Peccato che quel rincaro significhi direttamente ore di lavoro di qualcun altro. Perchè se il prezzo fosse più basso, l'acquirente potrebbe lavorare meno e dedicarsi ad altro (ma ciò significherebbe minor controllo sociale, riprendendo vecchie teorie Marcuseiane).

Un meccanismo di questo tipo non va certo ad incrementare la produzione di altri beni, ma soltanto a riempire il vuoto esistenziale del grassone di cui sopra, convinto che siano sufficienti cataste di denaro ed immobili per sentirsi felice.

Il libero mercato è il minore dei mali possibili, ma come in ogni organismo devono esistere anticorpi che tutelino dagli agenti dannosi, così nel libero mercato devono esistere controllori che garantiscano un'equità nei vari passaggi dal produttore al consumatore e che prevengano abusi e vessazioni.